Un critico controcorrente

Sigfrido Bartolini avverte con le parole di Albert Schweitzer: «Se non diremo cosa che a qualcuno dipiaceranno, non diremo tutta la verità».

Infatti, quello che per Sigfrido Bartolini contava era in qualche modo la verità. L'arte doveva avere anche una funzione  di verità.

Nelle sue pagine, scritte sempre con l'ironia del toscano, si colgono soltanto verità: verità nate da un'analisi attenta dell'argomento da trattare, al di là dei luoghi comuni e dei cliché.

Si avverte il coraggio della parola di chi il mestiere lo conosce e non si lascia convincere dalle mode facili e dai business di mercato.

Posizioni che gli sono costate a volte rapporti difficili col fumoso mondo dell'arte à la page.

Libertà di giudizio, insomma,”pane al pane” e “vino al vino”, come dice scherzando. Pagine che sottolineano paradossi e contraddizioni, malafede e “mafia dell'arte”. Inchieste non facili, anzi scomode, capaci di sovvertire interessi consolidati e ambigui.

Maurizia Tazartes

 

Come tutti i distruttori, così Sigfrido Bartolini vuole essere un critico che distrugge, in qualche modo, il laboratorio mendace non tanto delle avanguardie, quanto delle post-postavanguardie, ormai dissennate, colluse a una critica intronata dalle formule e dal vaniloquio.

Marino Biondi