1990—2004
Agli inizi degli anni ’80, e fino alla fine, le inquietanti atmosfere delle sobrie architetture e delle spoglie marine della Versilia, si vanno sciogliendo in atmosfere Metafisiche, dove hanno semmai corso l’attesa e la sospensione.
Un poco alla volta le Case bartoliniane vanno assumendo, come è stato detto, «le misure di un tempio», forme assolute, grandiose, solitarie in quanto autosufficienti.
Un processo oltretutto dalle molte allusioni simboliche e relative al ruolo e al destino di uomo e di artista in una società in crisi, marcata da ricorrenti tentazioni nichiliste.
L'angoscia cosmica dei suoi precedenti paesaggi, traversati da luci algide e oscure, nella sua ultima fase sembrano vivere in una sospensione metafisica.
Tutto però acquista anche la dimensione del sogno, di un’apparizione immersa in una luce d’acquario.
Era un vedere nel visibile i segni dell’enigma. Era vedere ogni cosa come un mistero ma anche come un miracolo.
Elena Pontiggia
Diceva Martin Heidegger che «non sempre l'oscurità è tenebra». L'opera di Sigfrido Bartolini appartiene a questo orizzonte di oscurità luminosa.
Roberto Carifi